In queste settimane il calcio fa parte della nostra quotidianità grazie agli Europei. Ma aldilà delle classifiche, delle vittorie e del numero di gol c’è ben altro. Lo dimostra ad esempio la presenza nella competizione per la prima volta della Finlandia, arrivata fin qui grazie anche all’utilizzo dei dati per migliorare le proprie prestazioni.

Oltre alle pettorine che indossano i calciatori, che misurano l’attività e registrano dati che permettono di personalizzare così dieta e allenamenti, sono tantissimi i dati che possiamo raccogliere e analizzare durante un allenamento o una partita, e che ci permettono di raccontare le imprese sportive in modo interessante e innovativo.

Ne abbiamo parlato con Matteo Pilotto, che con Calcio Datato racconta il calcio con dataviz e statistiche che mostrano che oltre al possesso palla c’è di più.

Come è nato Calcio Datato?


Dalla combinazione tra le mie passioni per visualizzazione dei dati e calcio. Sono partito molti anni fa in maniera parecchio goffa, prima pubblicando contenuti su Instagram e articoli su Medium per poi col tempo concentrarmi sempre di più sull’aspetto grafico.

Quanto è cambiato secondo te l’uso dei dati nello sport in generale e in particolare nel calcio?


Beh, stiamo ancora parlando della fase primitiva dell’adozione dei dati in maniera strutturale nel mondo del calcio. Anche in questo caso è lo sport americano ad aver dettato il passo. Loro sono arrivati a cambiare la natura stessa dello sport in virtù di informazioni raccolte elaborando i dati del campo/parquet. Il cambiamento non è però omogeneo. In Europa, nel mondo del calcio, mi sembra ancora una questione individuale, del singolo club. La diffusione nell’utilizzo dei dati nel calcio professionistico è però innegabile e sta cambiando l’approccio a diversi livelli: dall’analisi, allo scouting, fino al mondo della comunicazione.

Agli Europei 2020 è arrivata la Finlandia, che ha utilizzato i dati per migliorarsi, e sia nella nazionale finlandese che in quella danese militano calciatori del Midtjylland, altra squadra che ha ottenuto risultati nel campionato danese proprio studiando i dati. Cosa ne pensi di storie come queste?


Sono l’esempio di come una struttura che integra l’utilizzo dei dati nell’attività quotidiana di studio e analisi possa portare vantaggi enormi, ancor di più per club o nazioni di piccola fascia. Il Midtylland non ha la forza economica per strappare un talento ai principali club europei ma può sviluppare dei modelli che ricreino le loro necessità e guadagnare così un vantaggio competitivo rispetto a club di fascia superiore. Allo stesso modo un’individuazione precisa e puntuale dei dati da raccogliere in partita e in allenamento consente una veloce individuazione di errori, problemi, stati di forma.

Quanto i dati possono aiutare ad esempio a raccontare in modo anche più originale e interessante lo sport e il calcio?


Molto, perché se utilizzati con competenza vanno a limitare la sfera soggettiva che spesso accompagna il racconto calcistico. Ho la sensazione che la figura dell’opinionista, per come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi, stia tramontando. Penso ci siano i margini per figure più competenti, capaci di utilizzare i dati e di inserirli in un contesto di analisi più completa ma non necessariamente più complessa per lettore o ascoltatore. Il potenziale è enorme ma i passi da fare in questa direzione sono altrettanto significativi. C’è da ringraziare la redazione dell’Ultimo Uomo per il peso che sta assumendo nel racconto calcistico e sportivo in generale. Penso che, a distanza di anni, il loro contributo verrà ricordato come uno dei più importanti nel definire un nuovo modo di vivere e analizzare le prestazioni sportive.


Spesso nello sport spiccano le storie incredibili dei singoli protagonisti, tra genio, sregolatezza, infanzie infelici e riscatto nello sport. Mentre nell’immaginario collettivo capita che i dati vengano visti come qualcosa di freddo, calcolatore, che toglie poesia per così dire. Tu cosa ne pensi?


Che i dati raccontano la realtà. C’è una statistica da freak raccolta da StatsBomb che misura le cosiddette “nutmegs”, ovvero i tunnel fatti da un giocatore in una partita o nell’arco di una stagione. Siamo ormai andati ben oltre il possesso palla (anche se i media mainstream italiani sono spesso ancora fermi a questo tipo di dati). Le tecnologie utilizzate dai vari provider permettono di identificare eventi e situazioni molto specifiche, più o meno noiose.
Se mettiamo calcio e genio nella stessa frase non possiamo che pensare a Messi per questa generazione. Ecco, Messi è spesso il cerchietto in alto a destra negli scatter plot pubblicati su Twitter dai vari account appassionati di calcio e dati.

Quanto influiscono i dati sul calciomercato? Sono alla base delle quotazioni oppure il calciomercato segue altri criteri?


Influiscono perché ormai le statistiche impressionanti di De Paul le conoscono tutti. Kevin De Bruyne, giocatore del Manchester City e nella nazionale belga, ha recentemente assunto un’azienda che si occupa di analisi dei dati calcistici per capire il
suo contributo nel City di Guardiola e avere così più strumenti per rinegoziare il suo contratto, tutto questo senza agente.
Ci sono poi diversi contesti europei dove il reparto analytics lavora in stretta collaborazione con quello degli scout. Per non parlare del fatto che nel Liverpool e nel Manchester City, i team di analisi sono guidati da fisici strappati al Cern. Le dinamiche dietro a un trasferimento sono molte e spesso non sempre in linea con i valori sportivi, ma dietro all’individuazione di candidati per un determinato ruolo c’è sicuramente anche l’analisi di dati e statistiche più o meno avanzate.

Quali sono secondo te i dati più interessanti da guardare, o che ti hanno stupito nelle tue ricerche, legati al calcio? E quali i dati che non vengono raccolti ma sarebbe interessante farlo?


Non c’è un set di dati standard che possa essere più interessante a 360 gradi. L’importanza dei dati cambia molto a seconda del target da analizzare e dall’orizzonte temporale. A livello di club i vari indici di performance permettono di identificare con buona efficacia lo stile di gioco di una squadra o di un allenatore. Ad oggi, il grosso dell’analisi si concentra sui dati evento (legati quindi ad azioni del singolo giocatore sul pallone) ma negli ultimi anni si sono fatti molti sforzi per tracciare il singolo giocatore e lo spazio attorno.
Nei prossimi anni il tracciamento dell’individuo nel campo porterà ad un miglioramento nella valutazione di performance individuali e del contributo all’azione senza palla. Raccolta e analisi di posizioni e movimenti in campo dei singoli calciatori permetteranno di arricchire ulteriormente le possibilità del mondo analitico nel calcio.