Lavagna bianca, pennarello in mano e pochi semplici dati scritti mentre parla davanti a una platea di politici, amministratori delegati, semplici cittadini: lei è Katie Porter, deputata democratica della California diventata famosa per il suo uso dei numeri – corredati da infografiche realizzate al momento, a mano – durante i discorsi del suo mandato. La lavagna è diventata talmente popolare da meritarsi un nome:  “the mighty whiteboard of truth”, “la poderosa lavagna della verità”.

Porter è inarrestabile e il suo metodo funziona perché sa usare i dati e la matematica in un mondo dove la maggior parte delle persone sono spaventate dai numeri.

La deputata Katie Porter scrive dati contro Mark Alles, l’ex amministratore dell’azienda farmaceutica Celgene.

Grazie alla lavagna e alle sue spiegazioni elaborate in diretta con i numeri del contagio, per esempio, la deputata ha chiesto e ottenuto test covid gratuiti per tutti i cittadini degli Stati Uniti, anche per le persone senza assicurazione sanitaria: grazie ai dati ha dimostrato che lasciar diffondere il contagio senza tracciarlo avrebbe avuto un costo molto più alto di quello di un tampone coperto dallo Stato. Sempre con la sua fedele lavagna e il pennarello nero ha dimostrato quanto l’amministratore delegato di un’azienda farmaceutica si stesse arricchendo grazie alle vendite di un farmaco antitumorale: il suo prezzo era triplicato in 3 anni, senza effettivo miglioramento della sua efficacia. 

In un’epoca in cui è facile che anche a livelli altissimi le bugie possano prendere il sopravvento sulla verità, scrivere nero su bianco numeri che verificano le affermazioni di politici e uomini potenti le ha aperto moltissime strade. I suoi interventi sono ipnotici, li segui come una puntata della tua serie crime preferita quando si arriva all’interrogatorio del colpevole: quando capitolerà e confesserà? 

Numeri, confronto, verità.

In realtà negli Stati Uniti la familiarità con dati e grafici è più avanzata che nel nostro paese, e l’uso che se ne fa in politica diffuso: esiste persino un sito, chiamato Floorcharts, che raccoglie tutti gli interventi pubblici di deputati e senatori con in mano poster o fogli che illustrano dati, mappe e grafici.

Qui il senatore Whitehouse mostra un grafo sulla ricerca dei cambiamenti climatici. Fonte Floodchart

Bisogna ringraziare moltissimo l’ex presidente Donald Trump per questo elevato interesse ai numeri e alle visualizzazioni: l’abitudine a usarli per dimostrare le sue tesi ha motivato attivisti, giornalisti e cittadini a capirne qualcosa in più e a imparare che in effetti si può mentire anche usando i dati.

Memorabile era stata la sua intervista con il reporter di Axios Jonathan Swan a proposito delle misure intrarprese dagli Stati Uniti per fermare la pandemia: “Guardiamo insieme questi grafici”, dice Trump sventolando fogli con dei numeri, “gli Stati Uniti sono in fondo in moltissime classifiche, siamo lower than the world (più in basso del mondo), dell’Europa…”.

“Ah, sì, lei sta parlando di morti rispetto ai casi confermati, io parlo di morti in proporzione alla popolazione. Siamo peggio di Germania, Corea del Sud e molti altri”, risponde il giornalista.

Un caso di confusione sui concetti di numeratore e denumeratore di cui abbiamo parlato qui.

Ma ha fatto scuola soprattutto la mappa diffusa attraverso il suo account Twitter durante la procedura di impeachment avviata nel 2019 contro di lui, diventata esemplare per dimostrare che le rappresentazioni dei dati possono mentire. È chiamata proprio l’impeachment map, e rappresenta una mappa degli Stati Uniti colorata di blu e rosso con una scritta al centro: “try to impeach this” (“provate a fare l’impeachment di questo”), l’abbiamo citata nei casi di data-checking più interessanti.

E in Italia?

Rimarrà nella storia la foto del consigliere Pd Pietro Bussolati che regala un pallottoliere al presidente della regione Lombardia Attilio Fontana?

O l’ex assessore alla sanità della Lombardia Gallera che spiega (male) in un video il significato di RT a 0,5?

In attesa di esempi e testimonianze più edificanti, ci consoliamo con Angela Merkel: