I problemi ambientali legati agli allevamenti intensivi, i disturbi fisici come l’endometriosi e le questioni politiche legate alle mascolinità tossiche sono argomenti complessi e poco trattati a livello mainstream. Si tratta di temi che hanno molto in comune, soprattutto se letti dalla prospettiva di quello che viene definito femminismo intersezionale.
È proprio di questi argomenti che la redazione femminista di Flair si sta occupando, a partire dal suo lancio su Instagram come @Le_Flair nello scorso autunno. Quando abbiamo notato il nome di Roberta Cavaglià, fondatrice del progetto, ci è subito sembrato familiare. La abbiamo allora contattata per una breve intervista per la nostra serie Lavorare con i dati.
La ricerca nel database della Dataninja School è stata solo la conferma della nostra supposizione. A settembre hai frequentato Introduzione ai dati e a novembre è nato Flair! Mi racconti un po’ com’è andata?
Be’, scrivere è la mia passione e al momento anche il mio lavoro. Mi sono laureata in mediazione linguistica interculturale e già durante questo percorso ho seguito diversi corsi in studi di genere, oltre ad aver avuto esperienza in collettivi di attivismo femminista.
Di contro, sarò sincera, ho sempre odiato la matematica e tutte le scienze! Ma è anche vero che i dati di per sé mi interessano, sopratutto se vuoi fare la giornalista e vuoi scrivere di qualcosa con un certo approfondimento, sono fondamentali.
Seguivo Dataninja e facevo il filo ai corsi della School da diverso tempo, poi è stata la vostra intervista a Daniele Grasso di El Pais a convincermi definitivamente.
Così a settembre mi sono iscritta al corso di Introduzione ai dati, per iniziare ad entrare in questo mondo ed essere in grado di partire con le prime inchieste e ricerche data-driven.
Il corso è arrivato nel momento perfetto, l’ho concluso in neanche due mesi, poco prima del lancio della pagina Instagram di Flair, e al momento della strutturazione del piano editoriale è emersa la necessità di parlare anche attraverso i dati.


Ecco, scendiamo nel vivo del progetto, visto che sono riuscite a partecipare a questa video-call anche le due co-fondatrici. Raccontatemi cos’è Flair e come è strutturata la redazione.
Roberta Cavaglià: Flair è un progetto di informazione e divulgazione femminista. L’obiettivo che ci poniamo è quello di portare in Italia approfondimenti internazionali attraverso traduzioni e notizie relative al panorama italiano che non vengono trattate abbastanza dalle principali testate giornalistiche. Poca attualità e rincorsa alla news. Quello che vogliamo è creare un discorso giornalistico principalmente direzionato all’approfondimento.
Da sola però non avrei potuto fare nulla, Flair è infatti nato anche grazie alla collaborazione con Alice Di Giamberardino, copy editor e Michela Vignola, illustratrice e data visualization designer.
Ci raccontate come organizzate la selezione e la strutturazione dei contenuti?
Michela Vignola: Ogni settimana trattiamo un argomento diverso. Il tema selezionato è quindi il nostro punto di partenza, poi si passa alla fase di ricerca dei dati, con la speranza che ci siano questi dati!
Alice si occupa della ricerca, principalmente le fonti alle quali ci affidiamo sono l’ISTAT e alcuni database europei, e poi della categorizzazione e dell’analisi dei dati.
Inizialmente era lei che si occupava anche della parte di visualizzazione dei dati, realizzando dei grafici su Flourish. Poi insieme abbiamo deciso di renderli esteticamente più piacevoli, ma anche più chiari.
Ora le informazioni e i dati che vengono raccolti e analizzati da Roberta vengono tradotti in illustrazioni e rappresentazioni da me.


Alice Di Giamberardino: Sì, e in realtà a questo proposito dobbiamo specificare una cosa, che probabilmente ti farà molto piacere sentirti dire: i post realizzati con informazioni basate sui dati piacciono molto!
“Inaspettatamente” sono i post più condivisi, più salvati, che è poi il vero indice di quanto un contenuto sia rilevante per una persona, che dice “lo voglio lì, lo voglio rivedere!”.
Michela Vignola: Si tratta dell’immediatezza con la quale comunica un’informazione basata sui dati; mentre un’illustrazione generica rimanda ad un contenuto più ampio, che va poi argomentato in un altro spazio e con un altro linguaggio, una data visualization ti sta già comunicando un’informazione specifica, che deve essere senz’altro argomentata, ma che risulta più efficace e veloce da comprendere.
I post con i dati spesso vincono addirittura rispetto a quelli che aprono ai dibattiti, che postiamo al termine della settimana su ogni argomento trattato.
Sì, in effetti fa piacere sentirlo! Quali sono quindi i prossimi passaggi?
Roberta Cavaglià: beh, sicuramente continueremo con la rubrica data-driven, eheh! No davvero, a parte gli scherzi, a proposito di statistiche, dati e sondaggi abbiamo parecchie idee, ma il principale obiettivo che mi pongo ora in quanto fondatrice della redazione è senz’altro quello di rendere economicamente sostenibile questo progetto.
Il lavoro culturale non va solo promosso, ma anche pagato!
Per questo stiamo iniziando ad avviare uno shop, aprendo alle collaborazioni e pensando al lancio di un crowdfunding, ma… tempo al tempo.