I numeri non calano. È molto difficile fare previsioni. A cosa serve continuare a fare esercizi “di stile” sui dati rilasciati giornalmente dalla Protezione Civile? Ne discutiamo quotidianamente sul nostro gruppo Facebook. E come giustamente ha commentato la nostra Alice Corona «fare data journalism non implica per forza rincorrere l’ultimo numero, fare simulazioni, parlare di contagi e morti incerti…ma denunciare una storia di massima rilevanza».

Come per esempio ha fatto il New York Times con una visualizzazione interattiva che mostra le professioni più a rischio di contrarre il virus data la caratteristica di essere lavori “ad alto contatto fisico”.

Poi c’è il Washington Post, che ha pubblicato una simulazione per spiegare la dinamica esponenziale del contagio e i motivi per cui la pratica del distanziamento sociale può rallentare la diffusione del virus. L’articolo è stato tradotto anche in italiano.
Per costruire la visualizzazione i giornalisti hanno usato l’escamotage della malattia inventata (la “simulite”) senza speculazioni sui dati reali.

Perché il lavoro del Washington Post è una buona pratica? Secondo Alice Corona:

  • È giornalismo, non “perenne aggiornamento”, inseguimento della breaking news.
  • Spiega una cosa utile per aiutare chi legge a fare valutazioni critiche in maniera autonoma.
  • Rende chiari e concreti numeri e concetti altrimenti complessi e astratti.
  • La comunicazione non è fine a sé stessa, ma ha un risvolto etico, perché responsabilizza e persuade il lettore a scegliere di testa propria il comportamento da adottare per il bene di tutti.
  • Non è destinato a perdere rilevanza nel momento in cui i numeri del coronavirus, eternamente fluttuanti, cambiano.

Quindi, cambiamo prospettiva: come possiamo raccontare l’epidemia senza i dati sanitari? La #dataninjachallenge

Proviamo insieme a pensare a come raccontare le conseguenze dell’epidemia e di quello che stiamo vivendo senza focalizzarci sui dati del contagio.

Lanciamo una sfida alla nostra comunità: trova una storia che si può raccontare con i dati ma SENZA usare gli indicatori sanitari (quindi NO: ricoveri, decessi, guariti, contagi, tamponi, ecc).
Prendi spunto da qui:

Per partecipare alla challenge fai un tweet o un post sui social che includa:

  • l’ipotesi o la domanda precisa che vuoi verificare con i dati
  • il link a dove trovare i dati (es. istat) o una strategia per come ottenerli e da che fonte (es. twitter api..)
  • l’hashtag #dataninjachallenge e una menzione ai nostri account (così riusciamo a ritrovarti!)

Deadline: 6 aprile 2020!

La proposta migliore per innovazione, fattibilità e rilevanza vince un corso sulla Dataninja School!