Questo libro “è tutto quello che abbiamo sempre saputo e sentito sulla disparità di genere ma BASATO SUI DATI!”.

Il tono dei messaggi che ho mandato alle mie amiche durante la lettura del libro di Caroline Criado Perez era più o meno questo, maiuscole comprese. 

La copertina del libro Invisible Women. Exposing Data Bias in a World Designed for Men (Caroline Criado Perez, 2019).

Anche se, in realtà, Invisible Women. Exposing Data Bias in a World Designed for Men racconta proprio di dati che non ci sono, non vengono raccolti o presi in considerazione. In ogni settore: dall’arte alla medicina, dalla progettazione degli spazi pubblici alla prevenzione della violenza sulle donne. 

Criado Perez è un’attivista inglese, diventata popolare con una campagna di successo su Change.org per portare il volto di Jane Austen sulle banconote da 10 sterline dopo che la Banca di Inghilterra aveva deciso di sostituire l’economista Elizabeth Fry – unico volto femminile sulle banconote oltre alla Regina – con Winston Churchill.

L’attenzione all’assenza delle donne è sempre stata oggetto delle sue battaglie e del suo interesse, anche come giornalista.

Tutto quello che non funziona o che mette le donne in una posizione sfavorevole rispetto agli uomini (bianchi, caucasici) sembra essere confermato in ogni pagina dai dati che Criado Perez ha raccolto per dimostrare che viviamo in un mondo progettato per l’essere umano di default: il maschio.

Spazi pubblici che discriminano le donne

Quando si raccolgono i dati, però, le cose cambiano: uno studio effettuato a Vienna negli anni Novanta ha dimostrato che dopo i 10 anni la presenza delle bambine nei giardini pubblici e nelle aree gioco diminuisce in modo significativo. Ma invece di pensare semplicemente che le bambine avrebbero dovuto vincere la timidezza, le autorità locali hanno capito che c’era qualcosa di sbagliato nella progettazione dei parchi. Così hanno cominciato a raccogliere altri dati, scoprendo che il problema risiedeva negli spazi troppo ampi, in cui le ragazze si sentono in competizione con i maschi, ma anche troppo insicure per accedere in spazi dove vi è già una presenza di coetanei. Se un parco viene invece suddiviso in aree giochi più piccole ecco che la presenza femminile aumenta.

Un altro caso è la progettazione dei bagni pubblici: le donne ci impiegano 2,3 volte più degli uomini a espletare i propri bisogni e ci viene detto da sempre che il motivo per cui vi è più coda davanti alle toilette è la nostra vanità, amiamo truccarci e sistemarci allo specchio. Ma la verità è un’altra: i bagni pubblici sono progettati per gli uomini. In un ambiente come un teatro, un cinema, lo spazio destinato ai bagni è uguale in metri quadri tra uomini e donne, ma se un bagno maschile ha sia gli orinatoi che i gabinetti la quantità di persone che possono usufruirne è maggiore per metro quadrato rispetto a un bagno per le donne. Ecco un bel caso di disparità “nascosta” dai dati che non vengono presi in considerazione. 

Fonte: Mona Chalabi per il Guardian.

Criado Perez mette anche in discussione l’assunto secondo cui se non ci sono donne in un certo ambito lavorativo è perché non sono brave abbastanza: basti sapere che le audizioni “alla cieca” nelle orchestre hanno aumentato del 50% la proporzione di donne assunte.

Cos’è un data bias e quali sono le sue conseguenze

Questo data bias di cui si parla nel libro penalizza le donne a livello professionale e nella vita pubblica, ma può costare anche in termini di salute ed è in alcuni casi questione di vita o di morte, come dimostra nella sezione tutta dedicata alla medicina.

Il bias in statistica è una deviazione dal valore medio. Come ricorda Annamaria Testa in questo articolo il termine deriva dal francese biais, che significa “obliquo, inclinato” e che a sua volta deriva dal latino e, prima ancora, dal greco epikársios, obliquo.

Un bias nel campo dei dati porta a percezioni errate, perché i dati a disposizione non sono rappresentativi della popolazione o del fenomeno di studi.

Come spiega Prabhakar Krishnamurthy in Understanding Data Bias esistono anche questi due casi: 

  • I dati non includono variabili che rappresentano in modo appropriato il fenomeno che vogliamo prevedere
  • i dati includono contenuti prodotti da esseri umani che possono contenere bias contro alcuni gruppi di persone. 

Secondo Criado Perez le conseguenze di questo bias sono in ogni ambito, anche dove non crediamo possano esistere differenze tra uomini e donne. E il motivo è che i dati su queste differenze non ci sono, o non vengono presi in considerazione.

Uno dei primi esempi presentati del libro è la pulizia delle strade in Svezia dopo una nevicata: i passaggi per le auto sono liberati prima rispetto ai marciapiedi, e questo penalizza le donne. Sì, perché le donne hanno più probabilità di andare a piedi o usare i mezzi pubblici per spostarsi – due terzi dei passeggeri dei trasporti pubblici sono donne in Francia, per esempio – e soprattutto la loro traiettoria raramente è una linea retta casa-lavoro, ma comprende diverse deviazioni relative alla cura e alla gestione dei figli o dei genitori anziani. Uno studio ha dimostrato che il 79% degli infortuni dei pedoni avviene d’inverno e di questi il 69% riguarda le donne, per un costo di 3,2 milioni di sterline per la sanità svedese. Quello che Criado Perez sostiene per tutto il libro è che il prezzo per non prendere in considerazione le donne è molto più alto rispetto a un atteggiamento che le includa.

Il corpo umano di default è quello maschile

L’anatomia si studia sul corpo degli uomini. Anche qui, c’è un dato a dimostrarlo: con un’analisi sui libri di testo raccomandate dalle venti università più prestigiose di Europa, Stati Uniti e Canada, su 16329 immagini usate per rappresentare il corpo umano quello degli uomini è presente tre volte di più rispetto al corpo femminile, considerato “una deviazione”. Questo influisce sullo sviluppo di tutti i rami della medicina: ci sono cinque volte più studi sulla disfunzione erettile che sulla sindrome premestruale, che colpisce il 90% delle donne. Il corpo delle donne presenta troppe variabili per poter essere incluso negli studi accademici, e nemmeno per essere coinvolto nei test dei medicinali. Questo presenta serie conseguenze sulla salute delle donne: se hai mai ascoltato i racconti di un’amica che abbia provato a ottenere una diagnosi di endometriosi per i suoi “dolori da ciclo”, specialista dopo specialista, rimandata a casa con antidolorifici e un consiglio sul “rilassarsi”, sai di cosa stiamo parlando.

In più: in Gran Bretagna le donne hanno il 50% di probabilità in più di ricevere una diagnosi sbagliata dopo un attacco di cuore, perché in genere “colpisce gli uomini”. Criado Perez smonta anche questo dato. Il fatto è che nelle donne i sintomi sono diversi rispetto a quelli degli uomini e quindi non vengono presi in considerazione.

Cambiamento di prospettiva

Prima di leggere questo libro di Criado Perez non avevo mai preso in considerazione la mancanza di dati – sul 50% della popolazione! – come causa della cattiva progettazione di toilette, fermate dell’autobus (sì, ci sono esempi anche su questo, per la prevenzione delle molestie sessuali) e altri spazi pubblici. Ed ero ben consapevole della discriminazione delle donne sul lavoro, ma davo per scontato che fosse un atteggiamento “culturale”, o del singolo, della cattiva volontà di alcune aziende. Il fatto che ci siano dati che provano ogni discriminazione e le fanno risalire a “errori” di progettazione anche molto lontani nel tempo da un certo punto di vista mi rassicura: non sono scelte deliberate, vi è una mancanza di prospettiva che include il genere femminile perché non ci siamo fatti le domande giuste – o non ce ne siamo fatte, e basta.

Questo libro ci dice che se hai dei dati a disposizione ne stai escludendo altri: non sono mai stati raccolti? chi escludono? cosa puoi fare per avere una visione più comprensiva della realtà? Mai fermarsi e pensare che “basato sui dati” sia la risposta giusta.

***Aggiornamento del 7 marzo: abbiamo appreso che il libro di Criado Perez uscirà tradotto in italiano per Einaudi il 17 marzo, con il titolo Invisibili. Come il nostro mondo ignora le donne in ogni campo. Dati alla mano. Una bella notizia!