Dopo i suoi numerosi interventi sul gruppo Facebook, stavolta ha dovuto accettare di invertire le parti e sottoporsi a una raffica di quesiti per la nostra intervista. Direttamente da Cardiff, ecco a voi Debora Aru!
l tuo lavoro in 140 caratteri?
Vivo in UK e faccio la data journalist per un’azienda che ha due testate nazionali e circa 250 locali. Mi occupo principalmente di local data journalism.
Come ci sei arrivata? Esperienze, studi, corsi di formazione…
Ho iniziato a fare la giornalista nel 2006 e dopo alcun anni da freelance (che in Italia vuol dire precaria/disoccupata) come general reporter, nel 2015 ho deciso di modificare il mio profilo professionale con qualcosa di più competitivo e spendibile sul mercato. Ho così seguito le orme di un’amica che un paio di anni prima si trasferì a Londra per studiare giornalismo. Ho fatto il master di Interactive Journalism alla City University e in quel periodo ho fatto una settimana di stage nell’azienda. Quando si è aperta una posizione, mi sono candidata e mi hanno assunta.
C’è qualcosa che non rifaresti del tuo percorso professionale?
Non aspetterei così tanto per trasferirmi all’estero e non sottovaluterei la conoscenza dell’inglese.
Qual è stata invece l’esperienza che ti ha dato tanto?
Lavorare in una redazione di un Paese straniero insegna molto dal punto di vista dei processi di creazione di una notizia e, soprattutto, ho reinstallato Excel sul pc, visto che l’avevo tolto perché non sapevo neppure come avviarlo.
Strumenti preferiti?
Google Spreadsheet, Infogram, Excel e, quando imparerò, R o Python.
Qual è secondo te il miglior lavoro di data journalism degli ultimi 5 anni e perché?
A me è piaciuto molto questo tool fatto dalla mia Data Unit prima che arrivassi. Permette di cercare i nomi delle persone che sono morte durante la Prima Guerra Mondiale e sapere dove sono seppellite e quando sono morte.
C’è un progetto a cui stai lavorando ora e che vuoi raccontarci?
Da circa un anno a questa parte abbiamo avviato un progetto di automatizzazione delle dataviz sui nostri cartacei. In pratica, una volta raccolti i dati, questi creano automaticamente data visualizzazioni senza bisogno che ci sia un giornalista a lavorarci.